Triclosan è una sostanza, in uso da più di 40 anni, che troviamo nella composizione chimica di numerosi prodotti di consumo, in primo luogo cosmetici e detergenti, ma anche medicinali, indumenti, utensili da cucina, giocattoli, mobili, ecc., il cui compito è di ridurre o prevenire la contaminazione da batteri. Si tratta dunque di un disinfettante, conservante ed antisettico di larghissimo utilizzo, il cui effetto nocivo sulla salute non è noto, ma che merita al tempo stesso di essere tenuto sotto controllo, per il rischio connesso che possa, a lungo andare, favorire la proliferazione di batteri resistenti a biocidi ed antibiotici.
I prodotti in commercio contengono il triclosan variamente combinato con altri ingredienti: la loro esatta composizione chimica è spesso sconosciuta, poiché le aziende, per timore della concorrenza, tendono a mantenere il più stretto riserbo sulle formule in loro possesso. L’efficacia del triclosan dipende dunque dalla sua stessa formulazione, nonché dalle condizioni nel quale viene utilizzato.
E’ dunque lecito attendersi che il triclosan possa alla lunga generare batteri più potenti, lungi dal vanificarne la carica infettiva?
Il fattore più importante è la quantità effettiva di triclosan presente nel prodotto: ad alte concentrazioni, infatti, triclosan uccide facilmente e velocemente molti micro-organismi, sebbene non tutti e non in egual misura; la sua efficacia diminuisce rapidamente con la diluizione ma, ciò nonostante, anche a basse concentrazioni, triclosan controlla ancora con successo la crescita dei batteri e la loro riproduzione.
Come accennato, triclosan è ampiamente utilizzato: nell’ambito sanitario il suo uso è diretto a prevenire infezioni batteriche. Lo troviamo contenuto nei disinfettanti ed antisettici per le mani, così come nei materiali di superficie di dispositivi medici come quelli destinati alla sutura chirurgica. Nella cosmesi, ove si riscontra la percentuale più alta di utilizzo della sostanza (circa l’85% del totale prodotto) viene utilizzato prevalentemente come conservante. Lo troviamo nelle formulazioni di saponi, bagno schiuma, bagno doccia, deodoranti stick e dentifrici, in quest’ultimo caso al duplice scopo di controllare la formazione della placca e migliorare la salute delle gengive. T. è di fatto un biocida: nel campo della cosmesi la percentuale massima di concentrazione ammessa è dello 0.3%, secondo una direttiva europea risalente al 1986 (76/768/EEC). La recente valutazione di rischio prodotta dal Comitato Scientifico Europeo sui Prodotti di Consumo (SCCP) ha concluso che, sebbene il succitato livello massimo di concentrazione dello 0,3% contenuto di norma nei prodotti destinati all’igiene personale, non sia da considerarsi di per sé dannoso per la salute da un punto di vista tossicologico e preso per ciascun prodotto, tuttavia l’esposizione al triclosan contenuto in tutti i prodotti nel loro insieme raggiunge un livello allarmante. L’uso aggiuntivo di cosmetici quali ciprie in polvere e copri-occhiaie è da considerarsi sicuro in quanto a livelli di triclosan contenuto in ciascun prodotto, mentre alcuni studi hanno dimostrato che prodotti che restano più a lungo a contatto con la pelle, come ad es. creme per il corpo, o con le mucose, come alcuni colluttori, sono da considerarsi non sicuri perché comportano un livello di esposizione più elevato (high exposures2). Non è stata invece stabilita l’incidenza del fattore di esposizione per inalazione dei prodotti spray (ad. es. i deodoranti).
L’attività anti-microbica ad ampio spettro di triclosan ha fatto sì che venisse impiegato largamente anche nella formulazione di prodotti destinati all’uso familiare e domestico, quali detergenti e detersivi liquidi, taglieri in legno, giocattoli, tappeti e contenitori per alimenti. Una lista completa dei prodoti contenenti triclosan è fornita dalla US Environmental Protection Agency (EPA) e dal NGOs “Environmental Working Group” e “Beyond Pesticides”. Un numero crescente di capi di vestiario sono altresì trattati con triclosan per la sua durevole ed efficace attività antisettica. Per finire, nell’ambito della normativa europea che regola la materia, triclosan non può essere utilizzato come conservante alimentare, né come antisettico nella produzione di materiali destinati ad entrare in contatto con il cibo, né tantomeno nei mangimi animali. Può essere usato, invece, nell’uso di prodotti destinati all’igiene veterinaria.
In conclusione si può affermare che l’uso continuato di triclosan in cosmesi, come recentemente affermato dal Comitato Scientifico Europeo sui Prodotti di Consumo (SCCP 2009), pur essendo privo di effetti nocivi diretti sulla salute dei consumatori dal punto di vista tossicologico, non scongiura definitivamente il pericolo potenziale di contribuire allo sviluppo di ceppi batterici resistenti al triclosan stesso e ad altri antibiotici. A tale scopo le indagini scientifiche proseguono.
Nel frattempo teniamoci informati!