Quanto mettiamo a repentaglio la nostra salute per vederci abbronzati tutto l’anno?
La cosiddetta abbronzatura artificiale, ottenuta per mezzo delle lampade solari a raggi UV, a fini estetici e non terapeutici, cominciò ad essere di moda già a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, con maggiore diffusione ed utilizzazione a partire dagli anni Novanta. In apparenza la moda dell’abbronzatura fuori stagione sembrerebbe resistere alla prova del tempo, visto che ancora oggi le lampade abbronzanti vengono molto utilizzate e visto che la produzione dei macchinari non ha cessato di aumentare e di progredire, sia dal punto di vista tecnologico e del design, che della resa in termini di risultati desiderati da chi ne fa uso.
Tuttavia le conseguenze a lungo termine di un uso anche saltuario dei lettini solari sono note già da qualche tempo, grazie agli studi scientifici ed alle statistiche più recenti, che hanno messo in luce le gravi patologie che a tale abitudine sono connesse.
Le lampade abbronzanti, come il sole, emettono sia radiazioniUVA che UVB. Mentre i raggi UVB sono, come è noto, direttamente responsabili delle scottature solari, entrambe le radiazioni(UVA e UVB) possono danneggiare la pelle in maniera più subdola e meno evidente nell’immediato. Per avere un’idea della potenza dei macchinari moderni, basti pensare che l’emissione media attuale di una lampada solare possiede un indice di radiazioni UV di 12, vale a dire pari al sole di mezzogiorno presso l’Equatore, dove il sole splende al suo massimo potenziale. Sebbene lo spettro UV dei diversi macchinari possaessere di varia intensità, c’è stato un aumento dell’irraggiamento UVA, nei dispositivi abbronzanti di ultima generazione.
In materia è stato da poco pubblicato il Parere definitivo da parte dello SCHEER(Scientific Committee on Health, Environmental And Emerging Risks – Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente ed i rischi Emergenti), che opera in seno all’ Unione Europea, il quale ha sottolineato con evidenza scientificagli effetti cancerogeniderivanti dall’esposizione ai raggi nocivi emessi dalle lampade solari, nonché le diverse tipologie di cancro cutaneo che potrebbero insorgere. Occorre premettere, a tale proposito, che non esistono indicazioni per valutare i livelli di soglia dell’irraggiamento UV in rapporto alla dose UV emessa: in poche parole non può esserci alcun limite di sicurezza per l’irradiazione UV da lettini solari, perché di fatto per questi non esiste un uso sicuro.
Già nel 2006, l’SCCS (Scientific Committee On Consumer Safety – Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori), aveva pubblicato un parere sugli effetti biologici delle radiazioni ultraviolette (UVR) da lettini solari (sunbeds), rilevando, come conseguenza diretta, la maggiore probabilità di sviluppare un melanoma maligno della pelle oun melanoma oculare.
Da allora, con crescente evidenza scientifica, è stato confermato che l’uso dei lettini abbronzanti fa aumentare il rischio di melanoma e di altri tumori della pelle, soprattutto negli utenti al di sotto dei 30 anni di età. Nel 2009 e poi nel 2012, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)haclassificato l’esposizione alle radiazioni UV del sole e dei dispositivi abbronzanti come cancerogena per l’uomo (gruppo 1 di classificazione IARC).
Gli studi attuali suggeriscono che, non solo l’uso del lettino costituisce un fattore di rischioimportante per lo sviluppo del melanoma, ma che impatta negativamente sulla salute umana in altri modi, ad esempio accelerando l’invecchiamento della pelle e indebolendo il sistema immunitario. È importante sottolineare che l’intervallo di tempo tra l’esposizione ai raggi UV da qualsiasi fonte e l’insorgenza del cancro cutaneo può essere anche di molti anni.
Visti i nuovi dati e, in particolare, la classificazione di radiazioni UV originate da lettini come cancerogene da parte della IARC, la Commissione europea ha chiesto di recente al Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente e Rischi Emergenti (SCHEER) di rivedere ancora una volta il tema e di fornire un parere aggiornato sul rischio di cancro associato a esposizione alle radiazioni UV in generale e per gli UV generatidalle lampade solari in particolare. Per chiarezza, il termine “lettino” nel presente parere si riferisce a tutti i tipi di dispositivi abbronzanti UV per scopi estetici; i “lettini” per scopi medici sono al di fuori del campo di applicazione del presente parere.
L’uso del lettino varia notevolmente da un paese all’altro e tra i vari gruppi di popolazione in esame: persone di pelle chiara nei paesi del nord Europa tendono a fare un uso maggiore dei lettini solari; giovani e donne di mezza età li usano di più, rispetto alle donne di età superiore o agli uomini di ogni età. Paradossalmente ne fa maggior uso il fototipo chiaro, che si scotta facilmente e che pertanto ha maggiori probabilità di sviluppare il cancro della pelle. Molte di queste persone agiscono sulla base della convinzione errata che la “costruzione” di una abbronzatura artificiale sia un’opzione più sicura, rispetto all’esposizione diretta al sole.
Nel 2014 la raccolta di dati provenienti da campioni di popolazione, selezionati in 16 paesi occidentali (circa 400.000 partecipanti), ha evidenziato che ben il 36% della popolazione in esame ha usato le lampade abbronzanti almeno una volta nella vita e che le percentuali erano ancora più elevate perl’Europa nord-occidentale. Ciò è particolarmente rilevante, perché nuovi studi indicano che anche unasingola esposizione, in particolare se fatta in età inferiore ai 30 anni, aumenta il rischio di cancro cutaneo.Gli studi scientifici raccoltidai Comitati Scientifici di cui sopra, hanno evidenziato il fatto che i raggi UV sono, come precedentemente esposto, elementi cancerogeni a tutti gli effetti, intesi sia come “iniziatori” che “promotori”. Nello specifico risulta evidente che l’esposizione ai raggi UV attraverso le lampade solari provoca il Melanoma della pelle (MSC, Melanoma Skin Cancer) con una incidenza che è ben lungi dall’essere trascurabile. È stato stimato che in Europa, il 5,4% (3.438 su 63.942) dei nuovi casi di melanoma diagnosticati ogni anno possono essere correlati all’uso del lettino solare; le donne rappresentano il 68% di questo campione, e circa 498 donne e 296 uomini possono morire ogni anno di melanoma, derivante dall’uso di lampade abbronzanti. Anche se l’aumento dell’incidenza del melanoma può apparire modesto nella popolazione generale (+ 15%), la maggior parte del rischio si concentra nella popolazione che ha iniziato ad utilizzare i lettini solari prima dei 35 anni (+75%) e la frazione di rischio attribuibile all’abbronzatura artificiale in pazienti con diagnosi di melanoma prima dei 30 anni può essere molto alta: 43-76%.
Ma i rischi connessi all’abbronzatura artificiale non si limitano alla forma tumorale più grave per la pelle (e potenzialmente letale), costituita dal melanoma. Altre patologie non trascurabili sono: il carcinoma spino-cellulare e, in misura minore, il carcinoma baso-cellulare, (entrambi NMSC, Non Melanoma Skin Cancer), soprattutto quando l’esposizione avviene in età precoce. Vi è altresì una moderata evidenza che l’uso abituale dei lettini solari possa causare il melanoma oculare.
L’uso del lettino solare è dunque da ritenersi causa di un’incidenza elevata per entrambe le tipologie di tumori della pelle, Melanoma e Non-Melanoma, e di un’ampia percentuale di melanomi che insorgono prima dei 30 anni. In pratica i pochi effetti potenzialmente benefici derivanti dall’uso dei lettini UV sono surclassati dai molti effetti avversi gravi.
È altresì dimostrato che alte quantità di radiazioni UV possono avere un effetto immunosoppressivo ed è chiaro che i raggi UV (sia UVA che UVB), inducendo una soppressione immunitaria della pelle, svolgono un ruolo addizionale nello sviluppo del cancro della pelle. Oltre ai suoi effetti cutanei, l’irradiazione UV può anche influenzare la reattività immunitaria nei diversi organi interni che svolgono un ruolo importante nelle difese dell’organismo.
Inoltre l’esposizione ai raggi UVA e UVB, acceleranotevolmente ilfoto-invecchiamento e la comparsa delle rughe della pelle, danneggiando il collagene e l’elastina.
Un altro effetto temporaneo legato all’esposizione alle radiazioni UVA, è che i livelli di pressione sanguigna paiono abbassarsi per circa 30 minuti dopo l’uso del lettino solare. Questo non sembra comunque avere alcun effetto cumulativo o di più lunga durata.
L’esposizione ai raggi UV può causare,infine, una serie di patologie oculari e può scatenare l’insorgenza precoce delle malattie normalmente collegate all’invecchiamento, come la cataratta e/o la degenerazione maculare legata all’età (AMD- Age-Related Macular Degeneration).
Viene spesso affermato che i lettini possono avere effetti benefici sulla produzione di vitamina D. In effetti, la frazione di UVB emessa dai lettini solari è grado di indurre la produzione di vitamina D, tuttavia, la quantità di Vitamina D prodotta è limitata e, dopo aver raggiunto un plateau, non aumenta. Per questo le organizzazioni sanitarie professionali e pubbliche nei diversi paesi in tutto il mondo non raccomandano l’uso di lettini solari per aumentare i livelli di vitamina D neanche in inverno. Stimolare la produzione di vitamina D esponendo solo viso, braccia e mani alla luce solare per circa 15 minuti al giorno, a seconda della latitudine, della stagione e dell’orario, insieme ad una dieta equilibrata, fornisce livelli sufficienti di Vitamina D. Ove ciò non fosse sufficiente, le autorità sanitarie pubbliche di alcuni paesi a latitudini settentrionali raccomandano integratori alimentari.
Un altro effetto benefico considerato strettamente collegato all’uso del lettino solare è la percezione di un miglioramento generale dell’umore, oltre che del proprio aspetto, grazie all’abbronzatura e grazie alla sensazione di vivere la seduta abbronzante come una pausa relax. In effetti la messa in coltura di cellule della pelle esposte ai raggi UVB ha mostrato un valore accresciuto di β-endorfina, un antidolorifico naturale dell’organismo che produce sensazioni di piacere. Tuttavia ancora una volta varibadito che i rischi superano di gran lunga qualsiasi beneficio.
Andiamo ora ad esaminare quali strumenti ha il consumatore a propria disposizione per avere una migliore informazione al riguardo.
La legislazione vigente in materia riguarda tanto la normativa sulla sicurezza dei dispositivi elettrici, (direttiva 2014/35/UE del Parlamento Europeo, che stabilisce che solo i prodotti sicuri dal punto di vista elettrico possono essere immessi sul mercato), quanto, più generalmente, uno standard armonizzato EN 60335-2-27:2013, che stabilisce i requisiti necessari per la sicurezza delle lampade solari, compresi i limiti per le emissioni delle radiazioni UV, il quale cita altresì i limiti internazionali più restrittivi in materia di irraggiamento UV. Come altre norme europee, questo è uno standard volontario. Fornisce una presunzione di conformità con gli obiettivi di sicurezza della Direttiva rispetto ai rischi previsti.
Alcuni Stati membri hanno adottato una normativa nazionale che disciplina ancora di più i servizi dei lettini solari ed hanno, per esempio, vietato l’uso del lettino abbronzante per le persone di età inferiore ai 18 anni (così è in Italia, per es.).
Tuttavia, la sorveglianza del mercato effettuata nel tra il 2008 ed il 2009 nei paesi UE, ha dimostrato che la percentuale dei dispositivi abbronzanti che a vario titolo non rispettano le normativevigenti,è piuttosto alta, varia tra il 10 ed il 90%, che i clienti non ricevono sempre un’adeguata informazione sul corretto uso dei macchinari nei centri di abbronzatura e che le etichettature obbligatorie del lettino solare (ad esempio avvertenze e modalità d’uso) nel 20% dei casi non ci sono o non rispettano le norme.
Naturalmente l’imposizione di alcune restrizioni all’uso estetico dei lettini solari, potrebbe contribuire a ridurne l’uso e a limitare i rischi per la salute sopra esposti. Tali restrizioni potrebbero riguardare tanto la sicurezza del lettinosolare (e la sua certificata conformità agli standard legislativi esistenti), quanto il modo in cui il prodotto viene utilizzato dal consumatore. Ciò dipende dal grado di consapevolezza del consumatore e dalle informazioni fornite all’utente dall’esercente.
Insomma, abbronzarsi è senz’altro piacevole, ma,ancora una volta, meglio al Sole che nel Solarium…naturalmente utilizzando sempre la giusta protezione cutanea ed oculare.
Per saperne di più:
https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/scientific_committees/scheer/docs/scheer_o_003.pdf