Viviamo nell’epoca dei tatuaggi. Considerati da molti un abbellimento estetico, da altri una forma di body art, la loro estrema diffusione rende utile qualche considerazione.
Come noto, il tatuaggio consiste in micro-iniezioni sottocutanee di inchiostro colorato, effettuate in modo da rendere il disegno tatuato indelebile e permanente, con ciò determinando una esposizione a lungo termine alle sostanze chimiche iniettate, inclusi i loro residui di degradazione.
Il trucco permanente (Permanent Make-Up, PMU) consiste in piccoli tatuaggi semi-permanenti utilizzati per ritoccare e/o correggere parti del viso o del corpo come le sopracciglia, il contorno labbra, e così via.
Uno studio pubblicato nel 2016 dal JRC (Joint Research Centre) EU Science Hub (https://ec.europa.eu/jrc), promosso dalla Direzione Generale per la Giustizia ed i Consumatori (DG JUST) – Commissione in seno all’UE responsabile per le politiche della giustizia, della difesa dei consumatori e dell’uguaglianza di genere -, ha affrontato la questione della sicurezza dei prodotti e delle pratiche del tatuaggio/PMU, al fine di contribuire alla protezione della salute dei consumatori. È stato preparato a nome della stessa Direzione, ma si rivolge anche agli altri soggetti coinvolti che si occupano della salute, del mercato interno e dell’ambiente, nonché all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA – European Chemicals Agency).
Le conclusioni di questo progetto mirano a fornire alla Commissione Europea le evidenze scientifiche necessarie per decidere se l’Unione europea (UE) debba prendere delle misure idonee a garantire la sicurezza degli inchiostri e dei processi del tatuaggio/PMU.
Infatti, a parte i requisiti di sicurezza imposti dalla Direttiva sulla Sicurezza Generale dei Prodotti (General Product Safety Directive- GPSD), attualmente non esiste alcuna legislazione europea specifica su questo tipo di prodotto. In particolare, per quanto riguarda i requisiti dei prodotti chimici, in diversi Regolamenti dell’UE esistono sostanze chimiche che sono vietate nei prodotti di consumo che entrano in contatto diretto con la pelle, come è il caso del regolamento sui prodotti cosmetici o il REACH, ma paradossalmente non sono vietate nelle formulazioni degli inchiostri da tatuaggio.
La relazione ha il merito di presentare una revisione aggiornata del quadro legislativo nazionale, degli ingredienti dell’inchiostro in uso e degli effetti negativi sulla salute, nonché nuovi dati sui metodi analitici, sulle statistiche, sulla sorveglianza del mercato e sulle notifiche RAPEX (sistema di allarme rapido per i prodotti non pericolosi – Rapid Alert System for dangerous non-food products), che non a caso pubblicano, con frequenza allarmante, i singoli prodotti destinati ai tatuaggi (inchiostri), ritirati a più riprese dal mercato perché giudicati nocivi per la salute dei consumatori.
La percezione del rischio è davvero molto bassa, pochi sono quelli che chiedono al proprio tatuatore di fiducia (o purtroppo occasionale) se gli inchiostri utilizzati abbiano una formulazione ed una provenienza certificate e sicure.
Pochi sono anche gli Stati europei che si sono dati una legislazione in materia, solo 7 Stati Membri e 3 Paesi EFTA (European Free Trade Association). Fra gli Stati Membri, solo 3 hanno notificato i loro progetti di legge in materia (attualmente in attesa).
I principali risultati riguardo una legislazione specifica sono legati alle Risoluzioni del Consiglio d’Europa (CoEResAP del 2003 e 2008.), che non hanno però potere normativo, ma solo di indirizzo.
Le statistiche attuali mostrano che il 12% dei cittadini europei e il 24% dei cittadini statunitensi sono tatuati, compresi gli adolescenti. La prevalenza del tatuaggio nei giovani adulti ammonta a più del doppio rispetto alle altre fasce di età ed è maggiore nelle donne rispetto agli uomini, in particolare nelle giovani generazioni.
Gli inchiostri Tatuaggio/PMU contengono diversi ingredienti, più le impurità. Attualmente sono in uso più di 100 coloranti e 100 additivi. La maggior parte degli inchiostri da tatuaggio sul mercato UE viene importata dagli Stati Uniti, mentre gli inchiostri PMU sono generalmente prodotti in Europa. I pigmenti utilizzati non sono specificamente prodotti per tatuaggi/PMU e generalmente mostrano bassa purezza. La maggior parte infatti non è autorizzata all’uso nei prodotti cosmetici e molti non dovrebbero proprio essere presenti secondo il CoE (Consiglio d’Europa) e la sua Risoluzione ResAP 2008. Inoltre l’80% dei coloranti in uso è di origine organica, ma per più del 60% di questi si tratta di azopigmenti, alcuni dei quali possono rilasciare ammine aromatiche, potenzialmente cancerogene. Questa degradazione può verificarsi nella cute in particolare per effetto dell’esposizione alle radiazioni solari/UV o all’irradiazione laser.
Purtroppo ancora mancano metodi analitici armonizzati per l’analisi degli inchiostri Tatuaggi/PMU, ma devono sicuramente essere sviluppati. In più, per quanto attiene alla sorveglianza del mercato, vengono utilizzate per ora metodologie di sperimentazione adatte ad altri prodotti, con solo alcune modifiche.
Come già accennato, i prodotti per tatuaggi/PMU contenenti sostanze chimiche pericolose vengono spesso rinvenuti sul mercato europeo. Le sostanze nocive più frequentemente presenti all’interno degli inchiostri sono: gli idrocarburi aromatici policiclici (PAH) (43%), le ammine aromatiche primarie (PAA) (14%), i metalli pesanti (9%) ed i conservanti (6%), nonché organismi responsabili di contaminazione microbiologica (11%). Tali sostanze sono state rilevate, nelle percentuali indicate, all’interno campioni analizzati.
L’assenza di una raccolta sistematica dei dati rende di fatto sconosciuta l’attuale prevalenza delle complicanze del tatuaggio, soprattutto di natura dermatologica. La maggior parte degli effetti avversi è di natura transitoria e inerente al processo di guarigione delle ferite, ma in alcuni casi (fino al 5%), possono verificarsi infezioni batteriche, soprattutto se il tatuaggio viene realizzato in ambienti a scarso controllo igienico.
L’allergia acuta e l’ipersensibilità ritardata, causate ad esempio dagli ingredienti degli inchiostri e/o dai traumi da applicazione e/o rimozione del tatuaggio, rappresentano la maggior parte delle complicanze, ed interessano principalmente le parti colorate “in rosso” o “in nero” dei tatuaggi. Tali reazioni non specifiche, spesso esacerbate dall’esposizione al sole, sono imprevedibili e talvolta possono apparire dopo una lunga latenza (decenni), dando origine a sequenze croniche in connessione con patologie autoimmuni sottostanti.
Ulteriori effetti negativi per la salute, come i disturbi della pigmentazione cutanea, possono essere riscontrati nel 5-15% dei pazienti che si sottopongono a terapia laser, la quale peraltro non è sempre efficace nel rimuovere completamente i tatuaggi ormai indesiderati.
Il rischio di tumori (cutanei) come conseguenza diretta dei tatuaggi non è stato né dimostrato né escluso.
Sulla base dell’esperienza acquisita dall’attuazione delle leggi nazionali e dalle risoluzioni del CoE ResAP, gli esperti hanno convenuto che sarebbe opportuno l’aggiornamento degli attuali requisiti chimici e di etichettatura, visto che la percezione del rischio da parte degli utenti è basata principalmente sulle informazioni fornite dai tatuatori, dai genitori o dagli amici, oppure dai mass-media e attraverso internet. Tra gli studenti ancor più, sebbene la consapevolezza sui rischi di infezione sembri essere superiore agli altri, la conoscenza resta solo ad uno stadio superficiale. Sono state identificate molte lacune di dati e si impongono al più presto ricerche ulteriori.
Così come si impone un’attività legislativa uniforme in territorio europeo. Basti pensare che, a causa della grande varietà dei quadri legislativi negli Stati membri, alcuni prodotti possono essere venduti in alcuni Paesi europei ma non in altri, o perché presentano requisiti chimici diversi o per questioni di autorizzazioni differenti richieste, con la conseguente frammentazione del mercato interno.
Questo comporterebbe anche un impatto diverso sulla protezione della salute dei consumatori.
Il tatuaggio è un fenomeno di moda ed in crescita, che coinvolge già oltre 60 milioni di europei.
Parallelamente anche le procedure di rimozione sono sempre più frequenti.
Gli effetti negativi per la salute legati all’applicazione e alla rimozione dei tatuaggi sono riportati in letteratura, ma i potenziali effetti a lungo termine dell’esposizione ai prodotti chimici negli inchiostri sono ancora sconosciuti e potrebbero diventare critici nel tempo a causa dell’elevato numero di persone tatuate e della qualità eterogenea dei prodotti utilizzati.
Per fare chiarezza in questa zona d’ombra, sono necessari studi epidemiologici approfonditi e nuove ricerche sugli effetti degli ingredienti dei tatuaggi, utilizzati peraltro su tutto il corpo, anche se questo dovesse avere un costo elevato. In particolare, dovrebbero essere condotti studi a lungo termine su gruppi consistenti di individui, al fine di indagare la correlazione tra tatuaggi e possibili carcinogenesi.
Le buone prassi di fabbricazione per la produzione degli inchiostri, sia per tatuaggi che per PMU, nonché le linee guida per la valutazione dei rischi per la salute ad essi connessi, devono essere ancora approfondite e sviluppate.
È necessaria una valutazione completa dei potenziali rischi degli ingredienti, in particolare dei coloranti utilizzati negli inchiostri, compresa la loro fototossicità, il loro livello di assorbimento, la loro distribuzione, il relativo metabolismo e l’escrezione, nonché il DNEL (Derived No Effect Level, ovvero il livello di esposizione al di sopra del quale gli umani non dovrebbero essere esposti), dati finora in gran parte mancanti.
Inoltre è necessario valutare se i rischi derivanti dall’uso di determinati prodotti chimici negli stessi inchiostri siano adeguatamente controllati oppure se debbano essere affrontati da apposite misure da parte dell’UE.
In assenza di adeguate valutazioni dei rischi, per gli azocomposti, sarebbe opportuno un approccio precauzionale, che consisterebbe nel non utilizzare prodotti che contengono nella loro struttura ammine aromatiche classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR – Carcinogenic, Mutagenic and Reprotoxic substances). Naturalmente a tutto questo dovrebbe aggiungersi l’adeguato sviluppo di metodologie di analisi armonizzate per garantire risultati omogenei e consentire una corretta attuazione della legislazione in vigore sui requisiti delle sostanze chimiche.
È altresì necessario proseguire l’attività di sorveglianza del mercato per identificare i prodotti pericolosi e pertanto dovrebbe essere condotta anche sui prodotti venduti on-line, settore che rappresenta una quota crescente del mercato, spesso priva di controlli.
È necessario intraprendere ulteriori campagne di informazione sui rischi per i potenziali clienti, particolarmente mirate agli adolescenti e ai giovani, consentendo così loro una scelta informata.
Anche la formazione dei tatuatori dovrebbe essere obbligatoria e coprire almeno alcuni aspetti chiave, in un ambito professionale in molti casi lasciato al caso e all’improvvisazione.
È auspicabile che a breve si attui la promulgazione di linee guida comuni riguardo all’igiene e che si rendano obbligatori e frequenti i necessari controlli nei centri in cui si effettuano tatuaggi o trucco permanente. Anche il cosiddetto fenomeno del “tatuaggio da cortile”, ovvero clandestino ed ancora piuttosto frequente, dovrebbe essere arginato.
Per approfondire l’argomento: