Come preparare il corpo all’abbronzatura? Risponde il prof. Leonardo Celleno, presidente AIDECO-Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia.
È il momento giusto per pensare all’estate! Non solo sognando le ferie e organizzando le vacanze, la primavera è infatti ancora la stagione giusta per regalarsi qualche coccola e dedicare del tempo alla cura della pelle del viso e perché no, anche del corpo.
Per preparare la pelle al sole è bene prendere per tempo alcune precauzioni e seguire i consigli dei dermatologi, per un risultato più sano, giovane e bello. Durante l’inverno si sono accumulate tante alterazioni, tanti danni che l’inclemenza dei fattori ambientali, dello smog, degli ambienti domestici e/o lavorativi con scarsa umidità hanno determinato. Come dare quindi una nuova luminosità alla pelle? La cosa più saggia da fare è quella di andare dal dermatologo, almeno una volta, per fare un check-up serio e iniziare così un programma per il ringiovanimento e la remise en forme della cute.
La cosa più semplice è procedere facendo un peeling, metodica ormai molto semplice, ben diversa da quella che veniva utilizzati anni fa. “Il peeling – spiega il prof. Leonardo Celleno, presidente AIDECO-Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia – permette di rimuovere pian piano gli strati superficiali della cute e con essi molte imperfezioni, schiarire le macchie, ridurre le microrugosità superficiali, senza per questo determinare reazioni importanti”. Ne esistono di diversi tipi e possono essere divisi in superficiali, medi e profondi, sta al dermatologo giudicare quale tipo è più indicato per il problema del proprio paziente.
Ma che cosa c’è nei peeling? “Questi si basano su sostanze che possono avere compiti, funzioni e capacità di penetrazione nella pelle differenti – continua Celleno. In tutti sono più o meno presenti sostanze cheratolitiche, per modificare e portare via gli strati epidermici superficiali (peeling superficiali), permettendo così agli altri componenti una penetrazione più profonda anche al di sotto dell’epidermide (peeling medi) o addirittura raggiungendo il derma medio (peeling profondi)”.
Possono essere utilizzati i famosi α-idrossiacidi (acido glicolico, acido mandelico etc.) – anche detti acidi della frutta – per ottenere un’azione cheratolitica superficiale o magari l’acido salicilico per avere una più potente azione di superficie. A questi possono essere associate sostanze come l’acido piruvico o altre in grado di penetrare maggiormente e che possono stimolare il derma, innescando così la risposta dei fibroblasti con deposizione di nuovo collagene. Solamente in alcuni casi (gravi cicatrici) si utilizzano peeling profondi a base di fenoli o acido tricloroacetico.
È una metodica rapida (non richiede più di 20-30 minuti per la sua esecuzione in studio) e non costa molto ma è importante che venga condotta da un professionista che sappia tener cura di tutte le accortezze necessarie per la sua esecuzione. Un peeling superficiale non richiede assenze lavorative ed il giorno dopo è possibile svolgere le proprie abitudini quotidiane. “Ma attenzione – avvisa il prof. Celleno – è questo il momento giusto per il peeling, prima dell’estate. Tutte queste attività che vogliamo promuovere sulla nostra pelle devono esser infatti realizzate evitando l’esposizione solare. Accanto al peeling il dermatologo può decidere, qualora ci fossero lesioni, di utilizzare il laser, strumento che affascina per il suo nome, ma che va invece usato con parsimonia e soltanto su problematiche specifiche”.
Peeling e laser si devono accompagnare però a una prescrizione cosmetologica adeguata: gli specialisti AIDECO consigliano infatti di sfruttate tutte quelle sostanze lenitive che aiutano a ridurre il più o meno effetto aggressivo del trattamento, permettendo così un recupero rapido. Come? Con sostanze idratanti e ricostituenti che servono a ripristinare la barriera cutanea, migliorando così la texture e l’idratazione della pelle. Infine un ultima accortezza: “dopo il trattamento con queste metodiche va sempre utilizzata una crema da giorno con valido fattore di protezione sia per gli UVB che per gli UVA”.
Fonte: Lei CHIC