Con il termine cute fragile o sensibile si intende un complesso di sintomi oggettivi e soggettivi non ancora interamente identificati e standardizzati. La definizione di cute sensibile più appropriata è stata pubblicata recentemente ed è stata definita come una “sindrome caratterizzata dalla presenza di sensazioni spiacevoli (pizzicore, bruciore, prurito, etc.) in presenza di stimoli che normalmente non dovrebbero indurre queste risposte”. Queste sensazioni non sono sttribuibili a nessuna patologia cutanea in atto. La pelle può apparire normale o lievemente eritematosa. La cute sensibile può interessare tutte le parti del corpo ma in particolare il volto (1).
Numerosi lavori in letteratura hanno cercato di caratterizzare gli aspetti patofisiologici e biofisici della cute sensibile. Fino a qualche anno fa era associata a fotosensibilità e/o reazioni da contatto particolarmente in soggetti che avevano fatto uso di cosmetici. Per questo motivo era anche chiamata “status cosmetico” o “irritazione chemosensoriale”. In effetti, il primo lavoro che parla di pelle sensibile è stato pubblicato da Kligman e Frosh negli anni ’70 e descriveva l’aumentata fotoreattività di soggetti di fototipo chiaro e la iperreattività all’acido lattico applicato localmente sviluppando così lo “stinging test” (2).
Negli anni successivi si è visto come questo fenomeno fosse molto evidente nei paesi industrializzati che fanno largo uso di cosmetici e per questo si è molto studiato i ruolo della funzione di barriera in questi soggetti e la possibile associazione con altre patologie. Per quanto riguarda la barriera, è stato ampiamente dimostrato come questa sia deficitaria nei soggetti affetti da cute sensibile. In particolare l’assorbimento transcutaneo è aumentato e questo potrebbe favorire in un certo senso la maggiore penetrazione di sostanze irritanti che possono indurre una alterata risposta sensoriale. Più recentemente si è dimostrato come nei soggetti positivi allo “stinging test”, e quindi affetti da cute sensibile, si rileva un contenuto ridotto di ceramidi rispetto ai controlli (3).
La cute sensibile si può associare a diverse parologie quali la couperose, la dermatite seborroica ma sopratutto la dermatite atopica. Infatti, un dato consolidato è che gli atopici siano più propensi a sviluppare dermatiti da contatto di tipo irritativo o allergico in quanto caratterizzati da una funzione barriera deficitaria.
Attualmente, dal punto di vista patofisiologico l’ipotesi di una genesi neurogenica della cute sensibile è supportata da numerosi studi. Infatti, l’alterazione della risposta dei recettori TRPV1 che modulano la risposta neurosensoriale delle piccole fibre non mielinate può indurre un eccessivo rilascio di citochine proinfiammatorie nell’epidermide ed indurre un danno di barriera ed una vasodilatazione. Allo stesso modo, studi di immunofluorescenza mostrano alterazioni delle terminazioni nervose delle fibre C a livello epidermico (4).
I modelli di studio si basano sulla valutazione visuale di alcuni parametri quali l’edema, l’eritema, la desquamazione, mentre dal punto di vista strumentale alcune metodiche non invasive permettono la quantificazione oggettiva della funzionalità cutanea.
I test utili, dal punto di vista clinico, per valutare la cute sensibile sono lo “stinging test” mediante acido lattico o capsaicina, la valutazione della risposta prurito e la quantificazione delle sensazioni termiche.
Il trattamento della cute sensibile si basa soprattutto sull’evitare l’applicazione di topici che possono danneggiare la barriera cutanea o contenere sostanze potenzialmente irritanti. L’utilizzo di emollienti e creme restitutive, a base di miscele ottimali di lipidi, permette spesso un contenimento della sintomatologia.
Referenze
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Misery, L., Ständer, S., Szepietowski, J. C., Reich, A., Wallengren, J., Evers, A. W. M., … Weisshaar, E. (2016). Definition of Sensitive Skin: an Expert Position Paper from the Special Interest Group on Sensitive Skin of the International Forum for the Study of Itch. Acta Dermato-Venereologica
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Frosch, P.J. and Kligman, A.M. A method for apprais- ing the stinging capacity of topically applied sub- stances. J. Soc. Cosmet. Chem. 28, 197–209 (1977)
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Cho, H. J., Chung, B. Y., Lee, H. B., Kim, H. O., Park, C. W., & Lee, C. H. (2012). Quantitative study of stratum corneum ceramides contents in patients with sensitive skin. The Journal of Dermatology, 39(3), 295–300
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Buhé, V., Vié, K., Guéré, C., Natalizio, A., Lhéritier, C., Gall-Ianotto, C., … Misery, L. (2016). Pathophysiological Study of Sensitive Skin. Acta Dermato Venereologica, 96(3), 314–318
A cura del Prof. Enzo Berardesca
Istituto Dermatologico San Gallicano, Roma