Effetti indesiderabili dei cosmetici: il punto di vista dermatologico

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Oggi la prescrizione cosmetologica è entrata nella routine quotidiana del dermatologo che si avvale di questi prodotti per diversi scopi. Il primo di questi, per il dermatologo, è rappresentato dal completamento dell’azione terapeutica che egli intende raggiungere con i prodotti medicinali utilizzati per la terapia medica delle varie patologie che interessano i suoi pazienti, ad esempio un detergente per l’acne completa il trattamento di questa dermatosi così come una crema anti-couperose può essere utile per migliorare le condizioni cutanee in  caso di eritrosi del volto dovuta a differenti fattori.

Il secondo ed insostituibile scopo che il dermatologo si prefigge è quello di ripristinare il buono stato fisiologico della pelle che può essere compromesso proprio dall’utilizzo di farmaci topici impiegati per la terapia medica. Ancora una volta l’acne ben si presta a far capire come una terapia medica condotta con i retinoidi necessita poi di un trattamento lenitivo/riequilibrante operato dai cosmetici.

Tutto questo si può però accompagnare anche ad effetti indesiderati che i cosmetici possono indurre.
Come ormai noto, il cosmetico è una preparazione destinata alle superfici esterne del corpo, ai denti, alle mucose, al fine di pulire, profumare, proteggere, mantenere in buono stato, modificare l’aspetto o correggere l’odore della nostra pelle.
Per la dermatologia, seppur in un contesto di controversie, quasi a metà strada fra i farmaci topici ed i cosmetici si pongono icosiddetti “dermocosmetici”che avrebberola caratteristica dipossedere una funzione di prevenzione e/o di co-trattamento di alcune patologie cutanee.
Per questo vengono utilizzati dai pazienti che richiedono una consulenza in ambito dermatologico e sono sottoposti, al pari di tutti gli altri prodotti cosmetici, alla normativa europea di riferimento, il Regolamento Cosmetico Europeo 1223/2009e successive modificazioni.

Scopo di questi prodotti dunque è quello di agire in maniera più efficace verso il ripristino di un ottimale stato di salute della pelle. In particolare il loro uso risulta utile a molteplici condizioni di alterazione cutanea, come ad esempio il mantenimento/riparazione della funzione barriera, l’idratazione, la fotoprotezione, il controllo della carica batterico/micotica, l’azione anti-invecchiamento, l’azione decongestionante/lenitiva/anti-arrossamento della pelle, il trattamento della cute seborroica/ tendente all’acne, il trattamento della forfora, il trattamento della pelle sensibile/intollerante, etc.

Naturalmente per essere presi in considerazione i dermocosmetici devono avere una efficacia comprovata, una considerevole gradevolezza e, soprattutto, una elevata e dimostrata tollerabilità. Quest’ultimo punto, di rilevante importanza per il dermatologo, deve prevedere la totale assenza di effetti indesiderati (“effetti indesiderabili “gravi” – EIG o “non gravi” – EI, secondo il sistema di Cosmetovigilanza), di interazioni legate all’ambiente circostante il soggetto utilizzatore, e così via.

I progressi registrati negli ultimi anni nell’ambito della cosmetologia si vedono soprattutto nel caso della Dermatite Atopica (DA), ove l’azione in effetti “anti-infiammatoria”, idratante, di riparazione della barriera e di un diminuito ricorso all’uso di dermocorticoidi, sono stati piuttosto rilevanti.

Anche nella cura di altre patologie quali la Dermatite Seborroica (DS),o gli arrossamenti ed eritemi cutanei, specialmente quelli dovuti a Rosacea ed Eritrosi,o nel trattamento della cute sensibile, reattiva ed intollerante o nell’azione di controllo della carica microbica, come nel caso dell’acne, il loro impiego è risultato di grande aiuto e sostegno alle terapie farmacologiche necessarie.

Negli ultimi anni poi, si è notato un progresso innegabile in riferimento alla gradevolezza di questi prodotti. I dati che emergono dalle valutazioni soggettive classiche, dall’analisi sensoriale, dagli score clinici e dalla scala di valutazione QoL (Quality of Life) dimostrano la qualità crescente di questi prodotti cosmetici.

Ma qual è il punto della situazione riguardo alla tollerabilità ed alla sicurezza di questi prodotti e dei cosmetici in generale?Intanto occorre distinguere fra una dimensione individuale della reazione avversa ed una collettiva. Per “reazione individuale” si intende una intolleranza soggettiva, ossia una cute sensibile, un fenomeno irritativo, una allergia da contatto od una fotosensibilizzazione da contatto. La dimensione collettiva è data invece dall’interazione del prodotto cosmetico con l’ambiente esterno.

Negli ultimi anni anche nel campo della tollerabilità i progressi sono stati ottimali. Basti pensare che molte sostanze potenzialmente tossiche sono state riconosciute ed eliminate anche dalla lista degli ingredienti utilizzabili ai fini cosmetici, gli irritanti sono stati progressivamente ridotti o eliminati dai formulati, soprattutto grazie a test pre-clinici sempre più efficienti ed avanzati.

Numerosi allergizzanti, allo stesso modo, sono stati individuati, molti già banditi, altri normati con una lista che è in continuo aggiornamento a livello europeo.

Anche grazie alla Cosmetovigilanza, gestita dal Ministero della Salutesu base nazionale in sinergia con le Commissioni Scientifiche europee, si attendono ulteriori miglioramenti di monitoraggio sul territorio.

Va da sé che il principio fondamentale di salvaguardia della salute individuale e collettiva risiede nel fatto che i prodotti cosmetici devono essere applicati nelle “normali condizioni d’utilizzo”. Nella storia clinica delle lesioni infatti, accade anche che fenomeni irritativi anche gravi, soprattutto a carico delle mucose, possono essere conseguenza dell’uso incongruo (ad esempio l’ingestione) di alcuni prodotti.

Infine, riguardo alla nocività per l’ambiente e quindi per la salute collettiva, l’industria in molti casi si è allineata alla nuova e recente sensibilità ecologica dei consumatori.

Ad oggi non c’è una prevalenza nota di allergia da contatto dovuta ai cosmetici.

Si rileva comunque ancora una frequenza diffusa dell’eczema da contatto cosmetico: le stime valutavano che circa il 21% della popolazione europea nel decennio compreso fra il 2000 ed il 2010 (con un aumento del 5% rispetto al decennio precedente) era affetta da eczema correlato. Gli ingredienti peggio tollerati erano i profumi, ma era andata aumentando la frequenza delle reazioni allergiche agli isotiazolinoni, in conseguenza di un ritorno di questi ingredienti in numerosissime formulazioni.

Il trend della Dermatite Allergica da Contato (DAC) da cosmetico, che era in costante crescita dagli anni ’70 in poi, ha visto in questi ultimi anni finalmente una drastica riduzione. Oggi riguarda una media del 9,8% della popolazione europea e statunitense (percentuale frutto di diversi studi comparati in vari Stati dell’UE e negli USA).

Il problema è che spesso risulta difficile riconoscere l’allergene incriminato, sia per la complessità crescente dei formulati, sia per la variabilità dei dati a disposizione dei ricercatori: l’origine del prodotto o dei singoli ingredienti, la corretta conservazione o la metabolizzazione cutanea individuale sono dati poco facilmente individuabili.

Occorre anche considerare che sovente la reazione “indesiderata” non viene neanche notificata, perché il consumatore non identifica il prodotto come causa della sua reazione allergica o di altra tipologia, oppure non informa il medico della reazione avversa che quel prodotto ha potuto causare.

A tale scopo è utile ricordare che è possibile segnalare eventuali reazioni avverse ai cosmetici alla Cosmetovigilanza del Ministero della Salute (per maggiori informazioni consultare i seguenti link: www.aideco.org/materiale-aideco/cosmetovigilanza; http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=149&area=cosmetici&menu=vigilanza)

Riguardo alla tipologia dei cosmetici maggiormente implicati nell’insorgenza di eczema, è utile ricordare che i prodotti a risciacquo (rinse-off) danno luogo ad un minor numero di reazioni avverse rispetto a quelli che rimangono saulla superficie cutanea (leave-on).

Da considerare è anche il pH del prodotto: l’elevata alcalinità (presente ad es. nelle creme depilatorie o nei prodotti per la permanente dei capelli) può causare una maggiore irritazione.

Anche la sede di applicazione è fondamentale: palpebre, genitali, guance e collo sono più sensibili, come è più che noto. Per questo sono le zone più soggette a fenomeni eczematosi.

L’irritazione soggettiva di solito si manifesta subito dopo l’applicazione del prodotto e si presenta con bruciore, dolore puntorio, prurito, a volte senza la comparsa di segni oggettivi. La reazione, di solito, si risolve con la rimozione: il lavaggio è spesso sufficiente a far scomparire i sintomi.

Come già riportato, il viso è la zona in cui la sintomatologia è più evidente, data la presenza di follicoli piliferi attorno ai quali abbondano le terminazioni nervose.

Il colore della pelle ed il sesso non hanno un ruolo determinante, anche se nei soggetti di sesso maschile e nei soggetti di pelle nera l’insorgenza della DAC da cosmetici è meno frequente.

Il veicolo invece può essere implicato nella reazione allergica. Si è visto, infatti, che ad esempio il glicole propilenico è più spesso implicato nelle reazioni avverse rispetto ai veicoli di natura lipidica.

La Dermatite Irritativa da Contatto (DIC) è più comunemente legata alla presenza dei tensioattivi, quindi all’uso di prodotti detergenti, come saponi, shampoo e bagnoschiuma che possono dar luogo ad irritazioni cutanee. A volte non solo per predisposizione del soggetto allergico o intollerante, ma anche perché si insinuano nelle pieghe cutanee o vengono risciacquati male oppure risultano occlusivi per la cute. Spesso la reazione si aggrava durante l’inverno. Infine altri casi si verificano in presenza di cosmetici che richiedono contatto prolungato o ad alte concentrazioni di agenti irritanti, come nel caso delle tinture per capelli o delle creme depilatorie.

Ma mentre la DIC può colpire chiunque, con sintomi la cui gravità aumenta con la concentrazionedella sostanza, ha una patogenesi non immunologica e la diagnosi è clinico-anamnestica, la DAC ha caratteristiche diverse. Essendo una reazione di ipersensibilità ad una sostanza esogena capace di far intervenire alcune cellule che presentano l’antigene, i linfociti, i cheratinociti e una cascata di citochine che inducono una reazione infiammatoria che si evidenzia normalmente in due fasi. Insorge, infatti, solo nei soggetti predisposti, precedentemente sensibilizzati. Basse quantità di apteni scatenano la reazione, questa ha una patogenesi immunologica ed infine necessita di un patch-test per arrivare ad una diagnosi certa.

Va ribadito che le sostanze più coinvolte sono i profumi che attualmente ammontano a circa tremila molecole in uso nell’industria cosmetica. A volte anche il contatto con l’allergene usato dal partner può generare l’insorgenza di una DAC, così come si possono verificare casi di air-bornecontactdermatitis, cioè di DAC da cosmetici, i cui ingredienti allergenici possono essere inalati.

Un’altra reazione è la Berloque-Dermatitis, reazione foto-tossica legata ad alcuni estratti e derivati del bergamotto. In generale le fotosensibilità da contatto ai profumi si manifesta con chiazze pigmentate “a colata” sui lati del collo, anche se può interessare altre zone.

I conservanti possono essere anch’essi allergizzanti, sebbene molti siano stati eliminati già da tempo dall’elenco degli ingredienti ammessi all’uso cosmetico.

Infine vanno ricordati ingredienti di origine naturale, estratti di piante per lo più, che possono dar luogo a severi episodi di DAC. Quindi anche i fitocosmetici possono essere allergizzanti e spesso hanno etichette incomplete o fuorvianti.

Come sempre, in caso di sintomi persistenti, l’ultima parola spetta al dermatologo.

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Author: Gigas_aideco