Nell’era dell’industrializzazione e dell’inquinamento, abbiamo voglia di un ritorno alla natura, la madre di tutte le cure. Dagli antichi decotti, alle erbe monastiche ed ai preparati degli “speziali”, fino ai “rimedi naturali” dei giorni nostri, reperibili anche online: in ogni epoca, l’uomo ha ricercato e continua a cercare nella natura le soluzioni ai suoi mali.
Secondo la WHO, circa l’80% della popolazione mondiale ricorre tuttora a rimedi naturali per le cure primarie, specie di problematiche cutanee (1).
L’antica tradizione dell’erboristeria trova oggi nuovo impulso nella fitoterapia e fitocosmesi.
In realtà, gli effetti benefici di parecchie piante sono noti sulla base di dati storici ed aneddotici, più che su veri studi scientifici.
Oltre ai fitoderivati usati con intento terapeutico, estratti naturali sono presenti in percentuali variabili in tantissimi cosmetici, non solo di erboristeria, ma anche di profumeria, supermercato e farmacia, cioè perfino nei dermocosmetici.
In Italia il mercato dei prodotti naturali è particolarmente florido, grazie ad una legislazione per integratori e cosmetici molto più permissiva di quella inerente ai farmaci, ben più restrittiva (2).
Per quanto riguarda la regolamentazione legislativa dei cosmetici (compresi i fitocosmetici), la vecchia direttiva 76/768/CEE ha subito diverse modifiche che successivamente sono state inglobate in un testo unico, il Regolamento CE n.1223/2009, cui oggi si fa riferimento.
Svariate sono le definizioni di fitocosmetici: naturali, ecologici, eco-biologici, eco-dermo-compatibili, ipoallergenici… In realtà, il cosmetico naturale al 100% non esiste.
Esistono poi numerosi enti certificatori privati che, generalmente sulla base di standard europei (come Cosmos e Natrue), hanno sviluppato certificazioni per supportare claims come «natural», «eco», «bio», «green» o «organic».
Pur con alcune somiglianze, ci sono differenze tecniche nel modo in cui gli ingredienti sono definiti, come viene calcolato il contenuto e quali sono gli ingredienti proibiti.
Dopo molti anni di elaborazione è stata pubblicata la norma ISO 16128 dalla più importante organizzazione mondiale che redige norme tecniche in relazione alle tecnologie industriali, alimentari e sanitarie, l’International Organization for Standardization (ISO). Questa norma, con valenza internazionale cerca di far chiarezza sul tema determinando indici quantitativi di naturale e biologico degli ingredienti cosmetici ed il relativo conteggio nel prodotto finito, ma non è del tutto esaustiva.
Pertanto, non stupisce che siano in aumento le reazioni avverse ai preparati naturali, tra cui la dermatite irritativa o allergica da contatto, le reazioni fototossiche, le reazioni di ipersensibilità immediata e persino reazioni più gravi come la sindrome di Stevens-Johnson, la sindrome di Sweet, l’eritrodermia…(1, 3). Di queste, la dermatite allergica da contatto (DAC) è la più comune e può essere provocata virtualmente da qualsiasi fitoderivato.
Negli studi pubblicati su tale argomento, dal 6 all’11% dei pazienti intervistati ha riferito reazioni avverse a prodotti naturali. Quando i pazienti sono stati anche testati con una serie botanica integrativa, sono state riscontrate positività rilevanti dal 16 al 59% dei casi (4, 5).
Tuttavia, l’esatta entità del problema potrebbe essere ancora sottostimata, per l’omessa segnalazione della reazione da parte del paziente (che spesso sospende il prodotto senza ricorrere al medico), la scarsa sensibilizzazione dei medici e la difficile testificazione.
Difatti, per riconoscere le DAC da fitoderivati, occorrono un’attenta anamnesi e la corretta esecuzione dei patch test con le serie standardizzate, i prodotti d’uso del paziente e possibilmente i singoli ingredienti dei cosmetici responsabili delle reazioni allergiche.
Già la serie standard ci chiarisce possibili positività a profumi, conservanti (isotiazolinoni, formaldeide, parabeni mix), alcoli della lanolina e colofonia, contenuti anche nei prodotti naturali, come negli altri cosmetici.
Le serie integrative piante spesso non sono adeguatamente rappresentative della eterogenea composizione degli estratti naturali, variabile in base alla diversa origine della materia prima, alle tecnologie produttive ed alle reazioni di ossidazione possibili durante lo stoccaggio.
I test con i prodotti d’uso del paziente sono d’aiuto, ma occorre esperienza nell’interpretazione dei risultati: in particolare, bisogna saper riconoscere le reazioni bollose irritative da estratti botanici.
I test con i singoli ingredienti del prodotto naturale responsabile di DAC sarebbero auspicabili, ma spesso le ditte produttrici sono riluttanti a fornirli.
Tra i più comuni responsabili della DAC da fitoterapici e cosmetici naturali, figurano proprio Profumi mix e Conservanti (isotiazolinoni), rilevabili con i patch test della serie standard. Gli estratti botanici più frequentemente positivi ai patch test con le serie integrative sono invece Propolis, Tea Tree Oil, Compositae mix (4).
Il 91% dei prodotti naturali contiene profumi tra gli ingredienti, generalmente sotto forma di oli essenziali e fitoestratti, che sono etichettati separatamente e non vengono riconosciuti come fragranze. Il dermato-allergologo deve quindi avvisare i pazienti allergici ai Profumi di evitare cosmetici contenenti estratti naturali e fitoterapici (6).
Degna di nota è l’ampia diffusione odierna degli oli essenziali in ambito cosmetico, per l’aromaterapia e da parte di alcune categorie professionali, come massaggiatori ed estetiste (7, 8).
Uno dei principali problemi legati al loro utilizzo è che la composizione cambia quando questi oli sono esposti ad ossigeno atmosferico, luce, umidità e temperature elevate. Tutto ciò favorisce la loro degradazione ossidativa, che porta a formazione di composti maggiormente sensibilizzanti.
Quindi lo stoccaggio, il packaging ed una corretta conservazione sono importanti per limitare questo processo di degradazione del prodotto. Per tale motivo, COLIPA ha determinato i limiti di concentrazione ammessi nei cosmetici per gli oli essenziali, come il Tea Tree Oil, ma raccomanda anche l’associazione con antiossidanti e l’utilizzo di confezioni specifiche per minimizzare l’esposizione alla luce (9).
Mi soffermo ancora su un paio di curiosità: attenzione ai possibili effetti collaterali delle creme erboristiche cinesi adulterate con cortisonici (nel 24% dei casi) ed ai possibili sintomi da avvelenamento da metalli pesanti (piombo, arsenico e mercurio) trovati in alcuni preparati Ayuverdici e Cinesi (10).
La soluzione per ridurre le reazioni avverse da fitoestratti, a mio avviso, non può essere quella di abolire il “prodotto naturale”, anche perché è davvero molto diffuso e richiesto.
La strada potrebbe essere invece quella di sollecitare un maggior impegno da parte delle aziende a ricercare nuove tecniche di estrazione per ottenere prodotti di qualità superiore ed una maggiore accortezza nello stoccaggio e nel packaging, per limitare la degradazione ossidativa (da esposizione ad aria, luce, umidità ed alte temperature). Infine, sarebbe auspicabile anche in Italia l’istituzione di organi sanitari competenti (come la Commission E in Germania) per lo studio sistematico di effetti terapeutici ed avversi degli estratti naturali e per una loro più precisa standardizzazione nei fitoterapici e fitocosmetici.
Riferimenti bibliografici:
- Mantle D, Gok MA, Lennard TW. Adverse and beneficial effects of plant extracts on skin and skin disorders. Adverse Drug React Toxicol Rev 2001; 20: 89-103.
- Biagi M, Pecorari R, Appendino G, Miraldi E, Magnano AR, Governa P, CettolinG, Giachetti D. Herbal products in Italy: the thin line between phytotherapy,nutrition and parapharmaceuticals; a normative overview of the fastest growingmarket in Europe. Pharmaceuticals 2016; 9(4).
- Ernst E. Adverse effects of herbal drugs in dermatology. Br J Dermatol 2000; 143: 923-9.
- Corazza M, Borghi A, Gallo R, Schena D, Pigatto P, Lauriola MM, Guarneri F, Stingeni L, Vincenzi C, Foti C, Virgili A. Topical botanically derived products: use, skin reactions, and usefulness of patch tests. A multicentre Italian study. Contact Dermatitis 2014; 70: 90-97.
- Simpson EL, Law SV, Storrs FJ. Prevalence of botanical extract allergy in patients with contact dermatitis. Dermatitis 2004; 15: 67-72.
- Thomson KF, Wilkinson SM. Allergic contact dermatitis to plant extracts inpatients with cosmetic dermatitis. Br J Dermatol 2000; 142: 84-8.
- Cockayne SE, Gawkrodger DJ. Occupational contact dermatitis in anaromatherapist. Contact Dermatitis 1997; 37: 306-7.
- Selvaag E, Holm JO, Thune P. Allergic contact dermatitis in an aromatherapistwith multiple sensitizations to essential oils. Contact Dermatitis 1995; 33: 354-5.
- De Groot AC, Schmidt E. Tea tree oil: contact allergy and chemicalcomposition. Contact Dermatitis 2016; 75: 129-43.
- Huang WF, Wen KC, Hsiao ML. Adulteration by synthetic therapeutic substancesof traditional Chinese medicines in Taiwan. J Clin Pharmacol 1997; 37: 344-50.
Autore: Maria Michela Lauriola
Policlinico San Marco, U.O. di Dermatologia, Corso Europa 7, Zingonia-Osio Sotto (BG)