Il termine “prurigo” viene utilizzato in Dermatologia da più di duecento anni ad indicare una condizione clinica caratterizzata da prurito cronico e lesioni a tipo papula, nodulo o placca con distribuzione corporea simmetrica. Nel corso della storia sono stati aggiunte svariati attribut i a questa condizione pruriginosa, generando numerosi termini (prurigo nodulare di Hyde, prurigo di Besnier, prurigo pigmentosa etc.) e una certa confusione terminologica.
Il tipico paziente affetto da “prurigo nodulare”, così come viene identificato nella pratica clinica quotidiana, si presenta con numerose lesioni nodulari escoriate, a distribuzione simmetrica, con estensione localizzata o generalizzata, ma sempre associate a prurito e grattamento cronico. In genere si tratta di pazienti di età adulta, che lamentano una sintomatologia pruriginosa intensa, disturbi del sonno e sintomi di ansia/depressione. È considerata tra le condizioni dermatologiche con il prurito più intenso e invalidante, tale da determinare un considerevole impatto sulla qualità di vita del paziente.
Un recente consensus europea, nel contesto della EADV (European Academy of Dermatology and Venereology), ha cercato di ridefinire questo problema e proporre un nuovo termine, quello di “prurigo cronica”, con il fine di semplificare l’inquadramento nosologico di questa condizione.
Secondo questa nuova definizione, la prurigo cronica è una condizione caratterizzata dai seguenti criteri maggiori:
- prurito cronico – di durata maggiore di sei settimane
- storia e/o segni di grattamento ripetuto – con lesioni secondarie a tipo escoriazioni e cicatrici
- lesioni multiple papule-noduli-placche – pruriginose e persistenti, con distribuzione simmetrica, localizzata o generalizzata.
La “cronicità” del sintomo prurito è quindi centrale nella definizione della condizione patologica.
L’insorgenza del prurito precede sempre lo sviluppo delle lesioni cutanee, che sono di tipo secondario, causate quindi dal grattamento. Differenti eziologie, di tipo dermatologico, sistemico, neurologico, psicosomatico/psichiatrico o multifattoriale, possono infatti scatenare in prima istanza il prurito, che cronicizzandosi, attraverso il circolo vizioso prurito-grattamento, determina le lesioni tipiche. Infatti, a livello fisiopatologico, la prurigo cronica è caratterizzata dal fenomeno di “sensibilizzazione neurologica” (centrale o periferica) al prurito. Altri criteri minori-descrittivi della condizione sono la riduzione della qualità di vita, la perdita di sonno e di produttività lavorativa, come anche un significativo carico emotivo e di stigmatizzazione vissuto dal paziente. Questo nuovo inquadramento cerca quindi di superare la sola descrizione morfologica delle lesioni (nodulari) e di sottolineare la cronicità e la complessità di questa condizione patologica.
Di frequente nella pratica clinica i pazienti con “prurigo cronica” ricevono una diagnosi parziale, senza ricevere adeguate spiegazioni circa la genesi del prurito e delle lesioni. Anche la gestione terapeutica della prurigo cronica risulta spesso difficile per il dermatologo, sia per la mancata conoscenza dei meccanismi fisiopatologici che per la scarsità di trattamenti di comprovata efficacia. La prurigo cronica rappresenta quindi un bisogno clinico insoddisfatto sia in termini di diagnosi che di terapia.
Saranno necessari in futuro studi clinici multicentrici per caratterizzare meglio il profilo clinico del paziente con prurigo cronica. Questa nuova definizione richiederà inoltre una validazione clinico-epidemiologica e una adeguata diffusione, in modo da essere ampiamente accettata dalla comunità dermatologica.
Vi sono infine alcune criticità legate all’introduzione di questa nuova terminologia. In particolare, la diagnosi differenziale con alcuni fenotipi clinici della dermatite atopica dell’adulto risulta problematica. I pazienti con prurigo nodulare o cronica presentano frequentemente una predisposizione atopica, in almeno il 40% dei casi secondo alcune casistiche. La prurigo cronica su base atopica può rappresentare, secondo alcuni autori, una modalità di esordio in età adulta della dermatite atopica. Inoltre, lo spettro di comorbidità della prurigo cronica è molto ampio, associandosi con una varietà di condizioni sistemiche (renali, epatiche, cardiovascolari e psichiatriche).
I sistemi di classificazione e codifica, e in generale la nosologia medica, sono fondamentali nella medicina moderna, ma hanno alcuni limiti, perché tentano di ridurre la complessità della malattia e del paziente in uno schema prefissato. Nonostante questo, il termine di “prurigo cronica” potrebbe fornire una nuova base su cui impostare gli sforzi dei medici e dei pazienti nella diagnosi e terapia di questa difficile condizione.
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A cura del Dott. Simone Garcovich
Istituto di Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma